Frederica Infantino, qualités
Based on in-depth (12 months) fieldwork research in the visa sections of the consulate of Belgium, France, and Italy in Casablanca, this contribution focuses on an understudied field of inquiry: the implementation of Schengen visa policy. This contribution questions the bureaucratic activity at the core of state sovereignty that is decision-making on Schengen visa applications. This research applies the street-level/implementation approach to the field of bordering policies. Visas are borders made of paper: by delivering the Schengen visa, control is exercised at the displaced state border (the consulate) and before arrival in the immigration territory. Remote control is an old and cost-effective strategy for states. The novelty in this old strategy is that judicial constraints on migration control for liberal democratic states have increased, and that remote control has been ‘Europeanized’.
This analysis follows the lines of organizationally grounded perspectives on decision-making. It questions the practical meaning street-level bureaucrats give to the migratory ‘risk’ through their daily work routines. The paper argues that the migratory ‘risk’ is not just the ‘risk’ of irregular but also and especially regular migration. The Schengen border in Morocco emerges as re-nationalized rather than a uniform filter: the paper identifies on the one hand, the factors that hinder the convergence of border management such as the state-bound organizational setting and organizational concerns and, on the other hand, the factors that foster the convergence such as informal socialization, cognitive dimension about the ‘risks’ at stake, and organizational conditions notably the cooperation with private service providers.
Che cosa significa ‘rischio’ migratorio? Le presa di decisione in tre uffici visti in Morocco : Frederica Infantino
Basato su una ricerca di campo approfondita (12 mesi) negli uffici visti del consolato del Belgio, della Francia e dell’Italia a Casablanca, questo intervento si concentra su un ambito di ricerca poco analizzato: l’implementazione della politica dei visti Schengen. L’oggetto dell’analisi é l’attività burocratica al centro della sovranità dello Stato: la presa di decisione sulle richieste di visto. Questa ricerca applica la prospettiva teorica dell’implementazione delle politiche pubbliche a un ambito insolito: le politiche che ‘fanno’ frontiera. I visti possono essere considerati come dei confini di carta: decidendo a chi rilasciare un visto, il controllo viene esercitato a un confine dello Stato che è dislocato (il consolato) e prima dell’arrivo nel territorio di immigrazione. Il controllo a distanza è una vecchia e vantaggiosa strategia politica. La novità di questa vecchia strategia consiste nell’aumento degli obblighi giuridici per stati liberali e democratici e che questo controllo a distanza è stato ‘europeizzato’.
Questa analisi segue gli approcci organizzativi sulla presa di decisione. Interroga il significato operativo che gli street-level bureaucrats attribuiscono alla nozione vaga di ‘rischio’ migratorio con le loro routine di lavoro quotidiane. Questo intervento sostiene che il significato pratico del ‘rischio’ migratorio non è il rischio di migrazione regolare ma anche e soprattutto il rischio di migrazione regolare. Il confine dell’area Schengen in Marocco emerge come un confine nazionale piuttosto che un filtro omogeneo. Questa analisi identifica da un lato fattori che ostacolano la convergenza della gestione della frontiera e dall’altro, fattori che facilitano la convergenza come la socializzazione informale, le dimensioni cognitive rispetto ai ‘rischi’ in gioco, e le condizioni organizzative in particolare la cooperazione con i fornitori esterni di servizi.